(daniele amadasi) La 12.esima giornata di Serie A oltre a lasciare spazio alla nazionale italiana di Luciano Spalletti impegnata nelle due decisive partite del girone della Lega A della Uefa Nations League contro Belgio e Francia con l’obiettivo di accedere alla Final Eight, ha visto mettere ancora più in evidenza le problematiche arbitrali della gestione del cosiddetto protocollo VAR, sempre più di difficile lettura ed interpretazione.
La domanda infinita “ma che significa ?” di Antonio Conte al termine della sfida Inter-Napoli di domenica sera, ha dato il via ad una serie di polemiche figlie di una contestazione dettata dal fatto di non avere una regola chiara sul protocollo di intervento del VAR (Video Assistant Referee), il sistema tecnologico di Video Assistenza Arbitrale nato per aiutare l’arbitro in campo nel chiarire le varie situazioni dubbie a livello regolamentari in fatto di assegnazione reti, rilevamento fuorigioco, assegnazione penalty ed espulsioni dirette.
La polemica innestata dall’allenatore del Napoli ha da una parte la ragione di non capire le modalità con le quali si decide di far intervenire o meno in VAR, seppure per onestà intellettuale bisognerebbe ricordarsi anche dei vantaggi ricevuti (vedasi Empoli-Napoli con vittoria di misura dei partenopei su rigore) e non solo degli eventuali torti (Inter-Napoli con il contestato rigore concesso ai neroazzurri ma poi non trasformata da Hakan Calhanoglu) ma di contro ha l’errore di innescare una dietrologia e di una cultura del sospetto figlia dei seguaci della “Marotta League” e del pensiero che l’Inter sia tornata a vincere dall’anno scorso per via di una serie di aiuti arbitrali.
Nella logica del malcostume italiano dettato da una ignoranza generale a livello di cultura sportiva i meriti passano spesso e volentieri in secondo piano, lasciando spazio al sospetto ed alle congiure, al raggiungimento di determinati obiettivi mediante aiuti e non con proprie forze e pur ammettendo palesi errori arbitrali anche a scapito di squadre che non fanno notizia come il già citato Empoli (nel match del Castellani contro il Napoli) o come Monza (vedasi match contro il Milan al Brianteo) o Udinese (vedasi l’ultimo match a Bergamo contro l’Atalanta) e l’incongruità dei richiami e dell’intervento del VAR, bisogna una volta per tutte arrivare ad una risoluzione definitiva.
Premesso che la bacchetta magica non è una dotazione che nessuno ha nè in campo fra arbitri, guardalinee e quarto uomo nè sala VAR, sarebbe ideale avere in primis un metro di giudizio più costante per tutte le situazioni, analizzabili ormai anche da un ricco book-case, evitando di interpretare a video dinamica ed intensità di un intervento, arrivando magari a fischiare rigori solari e non rigorini più o meno inventati ed a permettere l’intervento del VAR anche a chiamata o su chiamata di ogni singola squadra per la verifica di una situazione dubbia senza lasciare il potere decisionale solo all’arbitro, invitato quanto meno a riguardarsi sempre le varie segnalazioni, senza offendersi o ritenersi superato per importanza da indicazioni altrui.
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