Scommesse illegali: dopo Fagioli iscritti nei registri degli indagati anche Tonali e Zaniolo

(daniele amadasi)   Da Torino a Coverciano, passando per Milano, si allargano a macchia d’olio le indagini della magistratura sulle scommesse illegali di calciatori tesserati, che dopo avere interessato Fagioli mediante avviso di garanzia si concentrano su Tonali e Zaniolo, neo iscritti al registro degli indagati.

Mentre Nicolò Fagioli (tesserata Juventus) con i propri legali si è già presentato negli uffici della Procura di Torino autodenunciandosi in attesa di vedere come proseguirà l’iter delle indagini a proprio riguardo, da ieri e dopo le dichiarazioni a Milano dell’ex fotografo Fabrizio Corona in veste di testimone chiave e “persona informata sui fatti”, le forze dell’ordine si sono presentate a Coverciano nel ritiro della Nazionale per consegnare a Sandro Tonali (ex Milan ora Newcastle) e Nicolò Zaniolo (ex Roma ora Aston Villa) la ricevuta della loro iscrizione nel registro degli indagati.
I due giocatori azzurri hanno così lasciato il ritiro azzurro venendo rimpiazzati agli ordini di Mister Spalletti da oggi, venerdì 13 ottobre, da Matteo Politano (Napoli) e Samuele Ricci (Torino), in vista dei due impegni della nazionale italiana contro Malta ed Inghilterra nelle sfide valevoli per la qualificazione ad Euro 2024.

Quanto partito emerso dalle indagini della Procura di Torino ha riportato di stretta attualità la problematica sociale della ludopatia e l’incredibile mondo sommerso che ruote intorno al fatturato delle scommesse illegali con un giro di affari che si attesta sui 18 milioni di €uro all’anno attraverso oltre diecimila canali online.
Unitamente al reato penale i calciatori indagati, che per regolamento non possono scommettere, nonostante molti ex calciatori usino la loro immagine per sponsorizzare siti di scommesse sportive legali, rischiano seriamente anche sotto l’aspetto della giustizia sportiva considerando che in aggiunta alla pena amministrativa minima di 25 mila € ci sarà anche la sanzione della squalifica sino ad un massimo di 3 anni, seppure con la possibilità di riduzione della pena inflitta della metà o di un terzo in caso di patteggiamento pre o durante il procedimento.

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